Quando qualcosa o qualcuno tocca le corde della tua emotività più profonda e nascosta, facendo risuonare quelle corde con una vibrazione che riconosci, allora credo si possa parlare di amore, di quel suono raddoppiato, condiviso, incollato dentro, che dà respiro all'essere ed è motivo di vita.
E' una personale definizione di amore che, se volete, lo banalizza alquanto, ma che intende dimostrare quanto sia importante e vitale per me il pensiero di libertà insito nell'anarchia. Un pensiero che collima perfettamente anche col mio bisogno naturale di spiritualità. Non è un caso che gli anarchici, compresi gli illuminati padri dell'anarchismo, parlino sovente di amore come elemento base dell'anarchia ('Eppur la nostra idea è solo idea d'amor...'). E l'amore in sè vive nel sublime, in ciò che è imponderabile, l'amore è essenza non misurabile materialmente. C'è molto di spirituale nell'anarchia, essendo questa una maniera d'essere, una filosofia legata alla morale naturale che diventa azione per il bene collettivo. Ci sono studi in questo senso.
Amore, dunque, ma verso chi? O nei confronti di che cosa? Verso l'umanità tutta, quindi inevitabilmente anche verso se stessi. Chi scopre l'ideale anarchico vive come in un innamoramento continuo, poiché il pensiero rivolto alla realizzazione della libertà di tutti coincide con un personale e intimo bisogno di giustizia e di realizzazione. E' un'esigenza primaria che si rinnova giorno dopo giorno. Così si spiegano anche molte frasi di Bakunin legate al concetto universale e individuale di libertà ('non posso dirmi veramente libero, fintanto che gli altri intorno a me non lo sono completamente'), ed è indubbio che la schiavitù degli altri possa nuocere anche a me, poiché le decisioni degli altri -decisioni da suddito più o meno consapevole- finiscono per imprigionare anche la mia libertà e condizionare la mia vita, sia in questo tipo di democrazia (la maggioranza vince, ma la minoranza subisce), sia in dittatura. C'è qualcosa di diverso da questa democrazia e dalla dittatura, c'è l'anarchia: non caos e violenza, ma negazione di gerarchie e di qualsiasi dominio dell'Uomo sull'Uomo.
Se davvero ci si allontana dai pregiudizi o dalle presunzioni e ci si predispone ad accogliere una nuova idea di società, sganciata dai modelli imposti, ci si può rendere conto della preziosità dell'ideale anarchico e di quanto esso possa essere benefico per l'individuo e per la collettività. Ma non bisogna credere di sapere già a priori cosa sia l'anarchia, cadere in quest'errore è fatale, ogni potere costituito e gerarchico ha lavorato (e lavora) per diffamare in tutti i modi l'anarchia, data la sua forza di libertà e di vera giustizia che non può ammettere governi, quindi oppressioni (ogni governo opprime, perché ogni governo è nato per questo). Occorre semmai approfondire l'argomento in un lavoro di ricerca autonomo, andando direttamente alle fonti, lungi dalle menzogne di Stato e dalle narrative. Un magnifico universo si aprirà.
Faceva bene Fabrizio De Andrè a dire di essere disposto ad aspettare anche cent'anni affinché l'anarchia diventi per la maggioranza delle persone la migliore forma possibile di convivenza civile '...non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate utopia'.(cit)
Là dove c'è un anarchico, c'è davvero un mio fratello.
EDG
E' una personale definizione di amore che, se volete, lo banalizza alquanto, ma che intende dimostrare quanto sia importante e vitale per me il pensiero di libertà insito nell'anarchia. Un pensiero che collima perfettamente anche col mio bisogno naturale di spiritualità. Non è un caso che gli anarchici, compresi gli illuminati padri dell'anarchismo, parlino sovente di amore come elemento base dell'anarchia ('Eppur la nostra idea è solo idea d'amor...'). E l'amore in sè vive nel sublime, in ciò che è imponderabile, l'amore è essenza non misurabile materialmente. C'è molto di spirituale nell'anarchia, essendo questa una maniera d'essere, una filosofia legata alla morale naturale che diventa azione per il bene collettivo. Ci sono studi in questo senso.
Amore, dunque, ma verso chi? O nei confronti di che cosa? Verso l'umanità tutta, quindi inevitabilmente anche verso se stessi. Chi scopre l'ideale anarchico vive come in un innamoramento continuo, poiché il pensiero rivolto alla realizzazione della libertà di tutti coincide con un personale e intimo bisogno di giustizia e di realizzazione. E' un'esigenza primaria che si rinnova giorno dopo giorno. Così si spiegano anche molte frasi di Bakunin legate al concetto universale e individuale di libertà ('non posso dirmi veramente libero, fintanto che gli altri intorno a me non lo sono completamente'), ed è indubbio che la schiavitù degli altri possa nuocere anche a me, poiché le decisioni degli altri -decisioni da suddito più o meno consapevole- finiscono per imprigionare anche la mia libertà e condizionare la mia vita, sia in questo tipo di democrazia (la maggioranza vince, ma la minoranza subisce), sia in dittatura. C'è qualcosa di diverso da questa democrazia e dalla dittatura, c'è l'anarchia: non caos e violenza, ma negazione di gerarchie e di qualsiasi dominio dell'Uomo sull'Uomo.
Se davvero ci si allontana dai pregiudizi o dalle presunzioni e ci si predispone ad accogliere una nuova idea di società, sganciata dai modelli imposti, ci si può rendere conto della preziosità dell'ideale anarchico e di quanto esso possa essere benefico per l'individuo e per la collettività. Ma non bisogna credere di sapere già a priori cosa sia l'anarchia, cadere in quest'errore è fatale, ogni potere costituito e gerarchico ha lavorato (e lavora) per diffamare in tutti i modi l'anarchia, data la sua forza di libertà e di vera giustizia che non può ammettere governi, quindi oppressioni (ogni governo opprime, perché ogni governo è nato per questo). Occorre semmai approfondire l'argomento in un lavoro di ricerca autonomo, andando direttamente alle fonti, lungi dalle menzogne di Stato e dalle narrative. Un magnifico universo si aprirà.
Faceva bene Fabrizio De Andrè a dire di essere disposto ad aspettare anche cent'anni affinché l'anarchia diventi per la maggioranza delle persone la migliore forma possibile di convivenza civile '...non dimenticando che in Europa, ancora verso la metà del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate utopia'.(cit)
Là dove c'è un anarchico, c'è davvero un mio fratello.
EDG
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