venerdì 17 dicembre 2010

Novella anarchica per l'infanzia (ma non solo)

Ho deciso di pubblicare su questo blog una novella tratta da un mio libro.

'Il carrello nascosto'.
C'era una volta un tizio che era solito mangiare nel solito ristorante, dove un cameriere serviva sempre le stesse pietanze. Il tizio non ci badava, mangiava, pagava, salutava, andava via e poi ritornava il giorno dopo. Sempre così, da molti anni ormai. Quel signore era davvero un'autentica fortuna per il gestore.
Questa fedeltà al locale era dovuta alla massiccia pubblicità che il padrone usava fare al proprio ristorante, sui giornali, sulla televisione, sui manifesti, alla radio, persino nelle scuole. Che strano, eppure in quel ristorante non c'era grande varietà di piatti e, a dirla tutta, il conto era sempre salato e le porzioni non erano poi così sostanziose. Come se ciò non bastasse, capitava sempre che i clienti, alla fine, si sentissero un po' male. Ma la pubblicità era come un involucro dorato, quasi nessuno sapeva resisterle, soprattutto quando questa pubblicità ostentava i vari premi che il ristorante aveva ricevuto nel corso della sua esistenza. Premi e alte onorificenze che però nessuno aveva mai visto o toccato.
Un giorno, appena seduto al suo tavolo preferito, il solito cliente scorse da lontano un altro carrello portavivande, nuovissimo, d'un bel colore rosso e nero, ma seminascosto da una tenda; il carrello ospitava piatti colorati mai visti prima dai quali facevano capolino cibi sconosciuti e dall'aspetto davvero gustoso. Il cliente, allettato da quella vista e dalla possibilità di cambiare finalmente menu, chiese al cameriere cosa contenesse quel carrello seminascosto dalla tenda; il cameriere, con aria allarmata, gli rispose che quel cibo non andava neppure annusato poiché terribilmente indigesto, c'erano stati clienti che dopo averlo mangiato erano persino morti! Quello era un cibo da evitare, da gettare, da non far neppure vedere. Eppure era lì, se ne poteva sentire anche il soave profumo.
La discussione tra il fedele cliente e il cameriere durò qualche minuto e fu proprio questa discussione a far insospettire anche tutti gli altri clienti seduti ai tavoli, i quali non poterono fare a meno di ascoltare e di constatare la presenza del carrello seminascosto. Tutti finirono per incuriosirsi, a tal punto che il più ardito dei clienti si alzò dal suo tavolo e, con passo deciso, arrivò sino alla tenda e la scostò con un gesto repentino. E fu davvero un colpo di scena! I clienti rimasero sbalorditi perché alla loro vista si spalancarono delizie e prelibatezze d'ogni sorta.
A quel punto il cameriere cominciò a sbracciarsi, a urlare come un pazzo e a ordinare di non toccare assolutamente quel carrello. Niente da fare, ormai i clienti erano decisi a scoprire il gusto di quel cibo così nuovo e invitante. Allora il cameriere, arrabbiato come non mai, chiamò i tre garzoni dalla cucina e ordinò loro di munirsi di coltelli e di allontanare con la forza tutti i clienti che erano già intorno al carrello rosso e nero. Ci fu un parapiglia, i garzoni cominciarono a menar le mani e a utilizzare i coltelli per ferire i clienti, i quali dovettero rompere delle bottiglie per difendersi e per poter raggiungere quei piatti deliziosi. Qualcuno dall'angolo opposto della sala gridò forte: 'rompere le bottiglie è un atto irresponsabile e violento', ma fu ignorato da tutti.
Dopo aver intrapreso una lotta con i garzoni per disarmarli, i clienti furono costretti a immobilizzarli, legandoli al frigorifero insieme al cameriere, uno per ogni lato. Finalmente vennero uniti tutti i tavoli e, come in una grande famiglia riunita, tutti i clienti poterono cominciare a gustare quel cibo in allegria.
Fu una grande festa, si mangiò abbondantemente, si cantò e si ballò per due settimane di fila. La gente passava davanti al locale e rimaneva incuriosita da quel frastuono festoso che usciva dalla porta principale, ma ogni sguardo curioso veniva sempre invitato alla festa. Ben presto tutta la città condivise la gioia di quella novità, ogni famiglia imparò a cucinare quei cibi, a non fidarsi della pubblicità e a condividere con gli altri l'allegria alfine trovata. Da quella città la gioia poi partì per altre città, e poi per altre nazioni, sino a che il mondo non fu unito in un'ideale enorme tavola imbandita, come in un eterno abbraccio fraterno.
EDG

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