
Voi che leggete non potete giudicare secondo la legge del padrone, perché così facendo serrereste ancora più forte le catene intorno al collo dello schiavo e anche quelle intorno alle vostre caviglie.
Eppure anche voi conoscete il lamento di quello schiavo, conoscete il suo stesso dolore, così anche voi vi lamentate e soffrite. Ma giacché siete proni e servi devoti, adoratori della legge che vi costringe, accusate chi tra voi dispone di tutto il coraggio per ribellarsi all'orrenda prigionia di secoli e secoli di barbarie statale.
Voi non dovreste lagnarvi di nulla, poiché ogni vostro lamento è vano se rimanete con la testa china e il cuore speranzoso nei seggi elettorali. Voi non dovreste lagnarvi, poiché la vostra lagna non anela alla libertà, ma ad un altro padrone che indossa nuovi vestiti, ad altre catene che a voi sembrano libertà, per un po'. E quando vi accorgerete che a nulla è valso il vostro lamento, sarete ormai troppo vecchi; e i giovani virgulti, figli vostri, troveranno in eredità quel padrone che voi avete scelto per loro, troveranno le vostre stesse catene, da voi stessi forgiate.
Ma sappiate che finché esisteranno padroni e catene, ci saranno anche pensieri di libertà, ci saranno azioni di liberazione. Voi non potete accusare chi non vuole le catene, non potete confondere gli atti di liberazione con i reati di violenza, perché quel pugno di rivolta non è mai reato, ma un diritto, un dovere di riscatto. E giacché la violenza dello Stato (da voi tanto ciecamente difesa) è così terribile, a nulla varrebbe contrapporvi la nostra bontà o le piume come arma di difesa. Voi non condannate mai l'origine del male, anzi lo desiderate, lo votate, voi preferite infliggere la pena delle vostre ingiurie proprio a colui che forza la serratura della vostra cella e che -sappiatelo sempre- per nulla al mondo si scaglierà contro di voi. Lo schiavo non colpisce MAI i suoi fratelli in catene.
Ma voi siete ciechi, non vedete la menzogna, non ne conoscete l'origine. E siete talmente fieri di essere ciechi che quell'attimo di luce anarchica la rifiutate e l'accusate a priori, per pregiudizio imposto, pur sapendo che quella luce rappresenta anche la vostra libertà.
Allora, se proprio volete un altro padrone e rimanere in catene, almeno, per favore, non lamentatevi più e non accusateci. Per voi siamo ladri, ma noi vogliamo riappropriarci di ciò che ci hanno rubato.
Immagine: James Ensor 'Alimentation doctrinaire'
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