giovedì 4 agosto 2011

Due righe sul sistema organizzativo anarchico

I sistemi statali arrecano solo gravi danni al popolo e profonde ingiustizie. Gli Stati vanno sostituiti con i meccanismi di autogoverno del popolo, in un quadro di orizzontalità e solidarietà che non contempli alcuna autorità superiore o gerarchia. Si tratta di organizzare confederazioni cooperanti, reticolari, in cui la produzione, la gestione e lo scambio delle risorse è appannaggio esclusivo del popolo, senza capi. Laddove questo si è già realizzato, il popolo ha vissuto nel benessere e nella pace. Il federalismo anarchico è una realtà che però nessuno conosce poiché gli Stati fanno in modo di nascondere i progetti politici libertari. E ci riescono.
Colin Ward (foto), nel suo libro 'Anarchia come organizzazione', elenca e descrive queste realtà già attuate, riportando fedelmente le felici dichiarazioni dei cittadini che le hanno vissute. Colin Ward dimostra, anche lui, che l'anarchia non è caos e che, anzi, l'anarchia si manifesta più spesso di quanto si possa immaginare, ogni giorno, in tante cose. Quando ad esempio noi, singoli cittadini o libere associazioni di cittadini, aiutiamo concretamente la Somalia, il popolo di Gaza, o altre comunità in difficoltà, inviando soccorsi e cibo e medicinali, stiamo vivendo l'anarchia, cioè quel sistema di solidarietà reticolare che non ha alcun bisogno di capi e di polizie, bensì di una morale naturale e umana che non può concepire deleghe, poiché vive già purissima nella coscienza di ognuno. Delegare la nostra morale vuol dire anche contaminarla, quindi comprometterla.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve, volevo sapere se ad oggi esiste una società organizzata in questo modo?

coscienza critica ha detto...

Le comunità anarchiche ci sono, ci sono sempre state e ci saranno. Ce ne sono anche in Italia. Ultimamente però si parla di Christiania, in Danimarca, su youtube ci sono anche i filmati. Sono società autogovernate, senza gerarchia e senza sbirraglia dove, quindi, non esistono reati o crimini e tutti sono sereni. I media censurano per ovvie ragioni. La questione adesso è fare in modo che questi centri si sviluppino e diventino una rete. A poco serve l'anarchia concentrata in un solo luogo (se non per dare l'esempio, ma se studi l'anarchia senza pregiudizi ti rendi conto che di esempi ce ne sono a iosa, se proprio vuoi fare il san tommaso), l'anarchia deve essere una rete sociale cooperativa mondiale.

a ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
coscienza critica ha detto...

Urupia, in Puglia. Poi c'è Bussana Vecchia, villaggio di artisti in autogestione fin dal dopoguerra, anche se la zona è comunale (Sanremo). Ce ne saranno altre, ma a noi anarchici interessa ben poco toccare con mano, perché abbiamo fiducia nel nostro pensiero. La maggior parte della gente, invece, nonostante l'evidenza e tutte le prove del mondo, rimane rinchiusa nella gabbia (e trascina tutti gli altri dentro). Aprite gli occhi e abbiate fiducia nell'anarchia.

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