Lo Stato è un organismo tecnico-burocratico a carattere gerarchico-militare che ha funzione di controllo continuo sui cittadini affinché questi non lo sostituiscano con un altro sistema di gestione sociale. Scopo primario dello Stato è operare coercitivamente sugli individui per il mantenimento perpetuo dei propri privilegi e delle caste, cioè dell'ordine gerarchico e verticale. 'Status' vuol dire proprio condizione perenne di immutabilità. Lo Stato è perciò conservatore per definizione e i suoi obiettivi rimangono inalterati a prescindere dai vari tipi di ordinamento e di forma (democratico, dittatoriale, monarchico, repubblicano, parlamentare...). Attraverso svariate tecniche di persuasione di massa, affinate nel corso di 3000 anni, ma anche a causa dell'inerte abitudine dei cittadini, lo Stato viene oggi percepito dalla maggior parte degli individui come un'entità metafisica, sacra, intoccabile, l'unico sistema possibile di gestione della società. Gli strumenti che garantiscono l'esistenza dello Stato con tutto il suo sistema coercitivo sono i governi. Tutti i governi sono perciò conservatori, cioè atti a conservare il potere dello Stato, il suo sistema di controllo, l'ordine gerarchico, le ingiustizie che da tale ordine derivano e crescono.
Quando parliamo di Stato, si ha ormai la convinzione di essere di fronte a un'entità astratta che tutela i cittadini. Non ci si rende invece conto che lo Stato è solo un sistema gestito da un'élite che vuole mantenere i suoi privilegi a scapito del popolo. La presunta 'tutela del cittadino' da parte dello Stato, previa fabbricazione di paure, è uno degli strumenti messi in campo quale ricatto di stampo mafioso: quando un boss vuole controllare un territorio, prima crea terrore in quel territorio, poi vende protezione ai cittadini terrorizzati. La protezione, in questi casi, è rappresentata dalle leggi ('se fai come la mia legge ti comanda, non ti succederà nulla').
Uno Stato è autoritario quando, oltre ad esercitare un controllo costante, non lascia i cittadini liberi di decidere della propria vita e della propria morte. Ad esempio, quando uno Stato punisce con le leggi chi desidera staccarsi dal suo sistema, allora siamo di fronte a uno Stato autoritario. Un cittadino non può, pur desiderandolo, emanciparsi da questo sistema, non può permettersi di strappare la carta d'identità, non può crearsi una vita propria e indipendente in nessuna zona del mondo abitabile, poiché tutte le terre del mondo appartengono ormai alle élites degli Stati e, pur definendole 'patrimonio pubblico', tutte le terre sono in realtà privatizzate, cioè vincolate dalle leggi degli Stati. In uno Stato autoritario anche i diritti fondamentali o vitali si pagano. E pur pagando questi diritti (sempre che lo Stato garantisca ai cittadini i mezzi per pagare), gli individui non sono comunque liberi.
L'autoritarismo degli Stati, nonché i suoi scopi, sono nascosti da una propaganda costante che tocca le corde emotive dei cittadini fin dalla loro più tenera età. L'emotività raggiunta da tale propaganda fa leva sui sentimenti del nazionalismo, del patriottismo, del legame alle tradizioni locali, dell'appartenenza al gruppo. Questi 'elementi sensibili ed emozionali' non sono né buoni né cattivi, ma possono diventare l'uno e l'altro a seconda di come vengono veicolati e con quale scopo. Ad esempio, se tocco la corda emotiva del sentimento di appartenenza a un gruppo per uno scopo brutale, allora il sentimento patriottico sfocia facilissimamente nel razzismo. Come diceva Friedrich Dürrenmatt, 'quando uno Stato si prepara ad uccidere si fa chiamare patria'. Qui lo scopo è nefasto, come nefasti sono tutti gli altri scopi dello Stato. Incalza Lev Tolstoj ragionando sul sistema-Stato e sulla sua subdola propaganda patriottica: 'Il patriottismo è un sentimento artificiale e irragionevole, funesta origine della maggior parte dei mali che desolano l'umanità'.
Invece, i sentimenti di appartenenza a un gruppo, a un territorio, il patriottismo stesso, non dovrebbero essere gestiti da un'élite di privilegiati conservatori, non dovrebbero possedere carattere autoritario, bensì dovrebbero avere carattere cooperativo e solidale, esattamente com'era prima della nascita degli Stati, quando i progressi dell'umanità erano garantiti proprio attraverso la fitta rete di collaborazione tra gruppi diversi e distinti. Il mutuo soccorso tra gruppi eterogenei, lo scambio delle informazioni, delle conoscenze e degli strumenti, sono stati garanzia non solo di progresso umano, ma anche di conservazione della specie umana. A ciò tende l'anarchia, che è cultura della vita contro quella della morte. Questa differenza -diametralmente opposta- della gestione dei sentimenti e delle emozioni, ci fa capire ulteriorimente che lo Stato non è l'unico sistema di gestione della società. Semmai, fra tutti i sistemi possibili, lo Stato è quello più nefasto e mortale per gli individui, per gli animali, per tutto l'ecosistema.
'Che cos'è mai il patriottismo, se non la vostra convinzione che un paese sia superiore a tutti gli altri, per il semplice fatto che ci siete nati voi'? (George Bernard Shaw)
Nella foto la stele di Hammurabi (1780 aC.), uno dei primi inganni del sistema-Stato nei confronti del popolo. Al di sotto del bassorilievo, dove il re Hammurabi (in piedi) riceve da una divinità le leggi, l'iscrizione esorta il popolo a credere che Hammurabi sia stato mandato da dio per governare. Tra le altre cose, il re istituì la proprietà privata, e i cittadini non furono più liberi. Il crimine non è mai cessato di esistere da quando sono nati gli Stati e le leggi.
Quando parliamo di Stato, si ha ormai la convinzione di essere di fronte a un'entità astratta che tutela i cittadini. Non ci si rende invece conto che lo Stato è solo un sistema gestito da un'élite che vuole mantenere i suoi privilegi a scapito del popolo. La presunta 'tutela del cittadino' da parte dello Stato, previa fabbricazione di paure, è uno degli strumenti messi in campo quale ricatto di stampo mafioso: quando un boss vuole controllare un territorio, prima crea terrore in quel territorio, poi vende protezione ai cittadini terrorizzati. La protezione, in questi casi, è rappresentata dalle leggi ('se fai come la mia legge ti comanda, non ti succederà nulla').
Uno Stato è autoritario quando, oltre ad esercitare un controllo costante, non lascia i cittadini liberi di decidere della propria vita e della propria morte. Ad esempio, quando uno Stato punisce con le leggi chi desidera staccarsi dal suo sistema, allora siamo di fronte a uno Stato autoritario. Un cittadino non può, pur desiderandolo, emanciparsi da questo sistema, non può permettersi di strappare la carta d'identità, non può crearsi una vita propria e indipendente in nessuna zona del mondo abitabile, poiché tutte le terre del mondo appartengono ormai alle élites degli Stati e, pur definendole 'patrimonio pubblico', tutte le terre sono in realtà privatizzate, cioè vincolate dalle leggi degli Stati. In uno Stato autoritario anche i diritti fondamentali o vitali si pagano. E pur pagando questi diritti (sempre che lo Stato garantisca ai cittadini i mezzi per pagare), gli individui non sono comunque liberi.
L'autoritarismo degli Stati, nonché i suoi scopi, sono nascosti da una propaganda costante che tocca le corde emotive dei cittadini fin dalla loro più tenera età. L'emotività raggiunta da tale propaganda fa leva sui sentimenti del nazionalismo, del patriottismo, del legame alle tradizioni locali, dell'appartenenza al gruppo. Questi 'elementi sensibili ed emozionali' non sono né buoni né cattivi, ma possono diventare l'uno e l'altro a seconda di come vengono veicolati e con quale scopo. Ad esempio, se tocco la corda emotiva del sentimento di appartenenza a un gruppo per uno scopo brutale, allora il sentimento patriottico sfocia facilissimamente nel razzismo. Come diceva Friedrich Dürrenmatt, 'quando uno Stato si prepara ad uccidere si fa chiamare patria'. Qui lo scopo è nefasto, come nefasti sono tutti gli altri scopi dello Stato. Incalza Lev Tolstoj ragionando sul sistema-Stato e sulla sua subdola propaganda patriottica: 'Il patriottismo è un sentimento artificiale e irragionevole, funesta origine della maggior parte dei mali che desolano l'umanità'.
Invece, i sentimenti di appartenenza a un gruppo, a un territorio, il patriottismo stesso, non dovrebbero essere gestiti da un'élite di privilegiati conservatori, non dovrebbero possedere carattere autoritario, bensì dovrebbero avere carattere cooperativo e solidale, esattamente com'era prima della nascita degli Stati, quando i progressi dell'umanità erano garantiti proprio attraverso la fitta rete di collaborazione tra gruppi diversi e distinti. Il mutuo soccorso tra gruppi eterogenei, lo scambio delle informazioni, delle conoscenze e degli strumenti, sono stati garanzia non solo di progresso umano, ma anche di conservazione della specie umana. A ciò tende l'anarchia, che è cultura della vita contro quella della morte. Questa differenza -diametralmente opposta- della gestione dei sentimenti e delle emozioni, ci fa capire ulteriorimente che lo Stato non è l'unico sistema di gestione della società. Semmai, fra tutti i sistemi possibili, lo Stato è quello più nefasto e mortale per gli individui, per gli animali, per tutto l'ecosistema.
'Che cos'è mai il patriottismo, se non la vostra convinzione che un paese sia superiore a tutti gli altri, per il semplice fatto che ci siete nati voi'? (George Bernard Shaw)
Nella foto la stele di Hammurabi (1780 aC.), uno dei primi inganni del sistema-Stato nei confronti del popolo. Al di sotto del bassorilievo, dove il re Hammurabi (in piedi) riceve da una divinità le leggi, l'iscrizione esorta il popolo a credere che Hammurabi sia stato mandato da dio per governare. Tra le altre cose, il re istituì la proprietà privata, e i cittadini non furono più liberi. Il crimine non è mai cessato di esistere da quando sono nati gli Stati e le leggi.
3 commenti:
dici bene, nazionalismo e patriottismo non sono sentimenti cattivi ma a volte vengono veicolati per interessi. i politici agiscono mai per sentimento ma usano quelli degli altri.
non ami le istituzioni?
non ami la tua patria!
quando invece chi non ama le istituzioni e' solamente una persona che la sua patria(e non solo) la vuole vivere liberamelte, che abbia o meno senso di apparteneza verso di essa.
Sì. Oggi la patria viene associata alle istituzioni, alla bandiera, al confine, allo Stato... Roba militare e guerrafondaia, retorica fascista. La patria invece è il mondo intero, la patria è tutto il popolo fatto di tante differenze locali aventi tutte eguale dignità e importanza.
personalmente avendo un forte sentimento campanilistico ti dico che non rifiuto in toto il concetto di confine, ma che sia un confine che ognuno deve poter essere libero di varcare, senza bisogno di pezzi di plastica che gliene concedano il diritto e dove nessuno si deve sentire in dovere di dirgli che "li no si puo' stare" perche' sta commettendo un reato
(l'anonimo di prima)
Posta un commento