Un anno esatto è passato dalla rivolta popolare egiziana contro il regime di Mubarak. Il 25 gennaio 2011 i giovani al Cairo occuparono piazza Tahrir e ne fecero il loro quartier generale, la loro casa-simbolo, il loro giaciglio, fino a quando Mubarak non lasciò la trentennale poltrona da dittatore.
Il 24 gennaio scorso RaiTre manda in onda lo straordinario film 'Tahrir - liberation square', ma lo manda ad un orario improponibile, all'una e dieci di notte. Si tratta di un documentario eccezionale dove le videocamere stanno dentro la rivolta, dentro le emozioni, dentro il cuore pulsante e le parole dei giovani. Emergono verità, umanità, progetti assembleari, dichiarazioni emozionanti, ragionamenti, disperazioni e conforti, e tutto assolutamente in presa diretta, dentro la piazza. Un film che non poteva essere trasmesso in prima serata, perché contraddice l'informazione di regime secondo cui i manifestanti sono sempre una sorta di criminali violenti e disorganizzati. Giovani ragazze che ragionano sugli articoli della costituzione, il ragazzo che telefona a casa mandando a dire che rimarrà in piazza fino alla fine, l'anziano che fa un discorso emozionante e appassionato su questi giovani a cui si sente visceralmente legato, i cori, gli slogan cantati con assoluto trasporto, convinzione, e vero senso di comunità (cosa rara ormai da noi), questo e tanto altro si può vedere adesso grazie al lavoro di Stefano Savona, fino all'atroce cambio di regime, quello militare, che aveva illuso qualcuno, ma che si è rivelato uguale al precedente, e la dichiarazione disperata di una donna che, rivolgendosi indispettita verso chi le sta intorno, dimostra tutta la sua rabbia per la presa in giro, per l'inganno del potere costituito che si è rimesso sul trono. La lotta egiziana continua.
C'è un limite o un errore in queste proteste? Sì. E' quello di un nazionalismo ancora troppo attaccato alla coscienza, è quello di una forte dipendenza nei confronti di chi detiene il potere religioso, ma l'errore più grande è quello di non capire che una vera rivoluzione non può essere delegata. Verso la fine del film emerge questo errore, quelle giovani che pensano che serva un loro capo, un loro delegato al governo, dimostra che tanta strada deve ancora essere percorsa per comprendere che la vera libertà di un popolo passa attraverso l'autogestione e l'autonomia. Ma questo, purtroppo, non è solo un errore del popolo egiziano.
Il 24 gennaio scorso RaiTre manda in onda lo straordinario film 'Tahrir - liberation square', ma lo manda ad un orario improponibile, all'una e dieci di notte. Si tratta di un documentario eccezionale dove le videocamere stanno dentro la rivolta, dentro le emozioni, dentro il cuore pulsante e le parole dei giovani. Emergono verità, umanità, progetti assembleari, dichiarazioni emozionanti, ragionamenti, disperazioni e conforti, e tutto assolutamente in presa diretta, dentro la piazza. Un film che non poteva essere trasmesso in prima serata, perché contraddice l'informazione di regime secondo cui i manifestanti sono sempre una sorta di criminali violenti e disorganizzati. Giovani ragazze che ragionano sugli articoli della costituzione, il ragazzo che telefona a casa mandando a dire che rimarrà in piazza fino alla fine, l'anziano che fa un discorso emozionante e appassionato su questi giovani a cui si sente visceralmente legato, i cori, gli slogan cantati con assoluto trasporto, convinzione, e vero senso di comunità (cosa rara ormai da noi), questo e tanto altro si può vedere adesso grazie al lavoro di Stefano Savona, fino all'atroce cambio di regime, quello militare, che aveva illuso qualcuno, ma che si è rivelato uguale al precedente, e la dichiarazione disperata di una donna che, rivolgendosi indispettita verso chi le sta intorno, dimostra tutta la sua rabbia per la presa in giro, per l'inganno del potere costituito che si è rimesso sul trono. La lotta egiziana continua.
C'è un limite o un errore in queste proteste? Sì. E' quello di un nazionalismo ancora troppo attaccato alla coscienza, è quello di una forte dipendenza nei confronti di chi detiene il potere religioso, ma l'errore più grande è quello di non capire che una vera rivoluzione non può essere delegata. Verso la fine del film emerge questo errore, quelle giovani che pensano che serva un loro capo, un loro delegato al governo, dimostra che tanta strada deve ancora essere percorsa per comprendere che la vera libertà di un popolo passa attraverso l'autogestione e l'autonomia. Ma questo, purtroppo, non è solo un errore del popolo egiziano.
Per vedere il film completo CLICCA QUI. ATTENZIONE: il film è sparito dal sito di Rai Tre en demand. Per vedere qualche spezzone cliccare QUI.
Directed and photographed by Stefano Savona
Edited by Penelope Bortoluzzi
Sound Editing and Mixing Jean Mallet
Produced by Penelope Bortoluzzi and Marco Alessi
A coproduction of Picofilms and Dugong with the partecipation of Rai 3
(sinossi)
http://www.tahrir-liberationsquare.com/
Edited by Penelope Bortoluzzi
Sound Editing and Mixing Jean Mallet
Produced by Penelope Bortoluzzi and Marco Alessi
A coproduction of Picofilms and Dugong with the partecipation of Rai 3
(sinossi)
http://www.tahrir-liberationsquare.com/
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