Carissima, vorrei raccontarti.
Un giorno cercavo un'amica, mi diressi a casa sua, ma mi aprì la porta sua nonna, con i suoi capelli bianchi e le rughe che si piegavano al centro della fronte e che le conferivano un'espressione sempre arrabbiata. Chiesi di sua nipote e l'anziana donna mi rispose che era andata alla manifestazione con un reggiseno incollato su un cartellone. Per la prima volta, nonostante l'espressione corrugata, scorsi nel suo sguardo un lume di felicità, lo ritenni un miracolo. In effetti lo fu, perché quello dovette rappresentare il giorno del riscatto, per lei e per cento generazioni di donne prima di lei. Sua nipote era andata a protestare, insieme a migliaia di altre donne a riscattare una lunga prigionia.
Ci fu un tempo in cui qualcuna come te, per orgoglio o per istinto, sollevò la testa ed altre donne ancora seguirono quel nobile e ardito gesto.
Aggrappata al bordo dell'anima, hai scalato con indicibile tenacia una montagna di secolari soprusi e di sottomissioni e io ti ho vista nei collettivi, nelle fabbriche, nelle campagne e per le strade, con la rabbia in gola e con gli slogan. Erano i tuoi sogni a marciare. C'era una speranza nella tua voce.
Raggiungere la dovuta indipendenza, la libertà, l'emancipazione dagli stereotipi maschilisti e sessisti, questo era l'obiettivo! E hai saputo dare un meritato sfogo al tuo orgoglio. Gridavi che la donna non è un oggetto e che l'utero è tuo, il corpo intero è tuo e che soltanto tu avevi il diritto di gestirlo, nel pieno rispetto della tua stessa personalità. C'eri riuscita, avevi conquistato diritti fondamentali come il divorzio e l'aborto, infischiandotene di coloro che cercavano di manipolare la tua coscienza.
Qual è oggi la tua coscienza? Dentro quale altra prigione hai ricacciato il tuo orgoglio?
Tu, prigioniera ancora, t'illudi oggi che sia libertà e sogni un bel corpo da mostrare, un potente da sedurre, un egoismo da soddisfare, un silicone da ostentare. Ecco le nuove tue prigioni. Sai vendere il tuo corpo per fare carriera, ma è una vendita clandestina e non era questo l'obiettivo.
Secoli di schiavitù avevano trovato un grimaldello e, distrattamente, l'hai riconsegnato in mano all'uomo, un uomo che non è il tuo e, forse, non lo sarà mai.
Provo amarezza, anche per me stesso che vivo di te.
Un giorno cercavo un'amica, mi diressi a casa sua, ma mi aprì la porta sua nonna, con i suoi capelli bianchi e le rughe che si piegavano al centro della fronte e che le conferivano un'espressione sempre arrabbiata. Chiesi di sua nipote e l'anziana donna mi rispose che era andata alla manifestazione con un reggiseno incollato su un cartellone. Per la prima volta, nonostante l'espressione corrugata, scorsi nel suo sguardo un lume di felicità, lo ritenni un miracolo. In effetti lo fu, perché quello dovette rappresentare il giorno del riscatto, per lei e per cento generazioni di donne prima di lei. Sua nipote era andata a protestare, insieme a migliaia di altre donne a riscattare una lunga prigionia.
Ci fu un tempo in cui qualcuna come te, per orgoglio o per istinto, sollevò la testa ed altre donne ancora seguirono quel nobile e ardito gesto.
Aggrappata al bordo dell'anima, hai scalato con indicibile tenacia una montagna di secolari soprusi e di sottomissioni e io ti ho vista nei collettivi, nelle fabbriche, nelle campagne e per le strade, con la rabbia in gola e con gli slogan. Erano i tuoi sogni a marciare. C'era una speranza nella tua voce.
Raggiungere la dovuta indipendenza, la libertà, l'emancipazione dagli stereotipi maschilisti e sessisti, questo era l'obiettivo! E hai saputo dare un meritato sfogo al tuo orgoglio. Gridavi che la donna non è un oggetto e che l'utero è tuo, il corpo intero è tuo e che soltanto tu avevi il diritto di gestirlo, nel pieno rispetto della tua stessa personalità. C'eri riuscita, avevi conquistato diritti fondamentali come il divorzio e l'aborto, infischiandotene di coloro che cercavano di manipolare la tua coscienza.
Qual è oggi la tua coscienza? Dentro quale altra prigione hai ricacciato il tuo orgoglio?
Tu, prigioniera ancora, t'illudi oggi che sia libertà e sogni un bel corpo da mostrare, un potente da sedurre, un egoismo da soddisfare, un silicone da ostentare. Ecco le nuove tue prigioni. Sai vendere il tuo corpo per fare carriera, ma è una vendita clandestina e non era questo l'obiettivo.
Secoli di schiavitù avevano trovato un grimaldello e, distrattamente, l'hai riconsegnato in mano all'uomo, un uomo che non è il tuo e, forse, non lo sarà mai.
Provo amarezza, anche per me stesso che vivo di te.
10 commenti:
Bellissimo post, poetico.
Come donna, ormai matura, non posso che condividere la stessa amarezza.
Grazie.
Ahimè, alle donne che fanno la posta al berluska e al rampantismo questa lettera non serve. Forse le colpe, gli errori e le responsabilità ce le dovremmo spartire in parti uguali, visto che il femminismo non ha recuperato a sé anche quella parte maschile che sfugge alle sue responsabilità e il maschilismo ha giocato come gioca il gatto col topo. Buon 1°.
Quello che rimane del femminismo, anche nelle sue forme giustamente rinnovate, sono anche oggi una delle parti migliori dei movimenti.
@ holamotohd
Sono contento che ti piaccia, a maggior ragione perché sei donna.
@ River
Non so. Non mi avventuro in questi universi. Ma forse hai ragione.
@ Crocco1830
Questo è sicuro. Pensa che tristezza i movimenti senza le donne (in tutti i sensi) ;-)
Direi una bellissima lettera. Solo che, l'italia non si vuole avvicinare alla politica e non si vuole avvicinare a proteggere il l'umiltà e l'umanità.
Uma carta cheia de sensibilidade e beleza escrita por um homem que compreende o universo feminino.
I tempi sono cambiati, ma gli prigioni continuano.
Buon 1/5.
Ciao.
Condivido la bellissima lettera
@ Le Favà
E' vero!
@ Sill
Tonga!
@ kinnie51
Grazie :-)
Non so perché, ma oggi, leggere tutti i vostri post assieme (è da un pò che non vi faccio visita) mi fa piangere (e non sono neanche in fase premestruale!) ;)
Forse sarà per la notizia di Delara, forse per la sensibilità che dimostrate... non lo so. Grazie per quello che scrivete!
@ forsenonstotroppobene
Forse sei tu che hai un animo sensibile e questo ti fa onore.
Grazie a te :-)
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