Lo Stato e i governi operano violenza sui cittadini in mille modi, ponendoli in gradoni gerarchici, dividendoli, imprigionandoli, sfruttandone ogni potenzialità, offendendoli, tassandoli al limite delle loro possibilità, decidendo per loro cos'è giusto e cosa non lo è, propagandando menzogne attraverso le tv, manganellando chi osa alzare la testa... Lo Stato, insomma, è violenza. Ma finché è lo Stato a mostrare armi e muscoli va tutto bene. Addirittura molte persone auspicano la coercizione statale, la benedicono. Quando invece si tratta di cittadini che, esausti della violenza di Stato e delle sue ingiustizie, protestano con i bastoni, allora non va bene, non si fa, non è corretto, è cacca. Bisogna dimostrare di essere buoni, sennò... Sennò cosa? Ma ci rendiamo conto della sperequazione di metodo e dell'ipocrisia che dilaga come una pestilenza? Siamo obiettivi, per favore!
Attenzione, qui non si vuole fare necessariamente l'apologia della rivolta armata, sarebbe bello poter ottenere i diritti con la sola richiesta scritta, anzi sarebbe bello non vederseli mai rubare, bensì si vuole dimostrare quanta falsità vi sia nella concezione del giusto e dello sbagliato. Bisogna solo mettersi d'accordo chiaramente. Dev'essere soltanto lo Stato a dar di manganello? Soltanto i cittadini devono essere limitati e costretti nelle regole del perbenismo borghese? Del bon-ton? No perché basta dirlo chiaramente, senza mistificare le cose come si è fatto sino ad oggi. Soltanto lo Stato ha il diritto di opprimere e di usare violenza? I cittadini devono subire questa violenza e dimostrare di essere sempre rispettosi, corretti, educati? Va bene, ma chi ci guadagna davvero?
Allora, alla luce degli avvenimenti legati alle proteste contro la legge Tremonti-Gelmini, andiamo a vedere cos'hanno prodotto le proteste perbeniste degli studenti e degli insegnanti precari in questi due anni e mezzo.
E oggi assistiamo all'apoteosi dell'ipocrisia di Stato. Di fronte all'ultimo passo della riforma, quello che distruggerà anche l'Università, ricercatori e studenti avevano tentato di trovare un dialogo con lo Stato (ammesso che con lo Stato si possa dialogare per ricevere i diritti che lo Stato stesso toglie), ma niente da fare, nessuno li aveva ascoltati. Da molto tempo i ragazzi stavano dimostrando pacificamente, riunendosi, occupando Facoltà, volantinando, facendo cortei. Niente, nessuno li ascoltava. Di fronte ai muri governativi, i ragazzi, alla fine, non ce l'hanno fatta più, l'unico mezzo per farsi ascoltare è stato quello di abbandonare il perbenismo borghese e il 14 dicembre si è deciso di sfidare la zona rossa, simbolo della violenza di Stato e della sua sordità, si voleva tentare un ultimo approccio con le istituzioni. Approccio negato, quindi reazione logica da parte di alcuni studenti e di infiltrati kossighiani. Ma è solo a quel punto che è successo davvero qualcosa. In primo luogo è giunta la tanto desiderata visibilità mediatica, la vera arma contemporanea. Contestualmente, lo Stato, impaurito dalla forza del popolo, ha iniziato a mostrare i muscoli e a fare la solita e antica predica borghese, secondo cui la violenza non è cosa corretta, che non sta bene, che non è civile. La tv ha cominciato a criminalizzare i ragazzi, anziché spiegare i motivi della rivolta e ad illustrarne la storia. Lo Stato ha recitato il suo sermone a senso unico, additando lo stecchino nell'occhio degli studenti, anziché occuparsi del tronco piantato da secoli nel proprio occhio. Ne è emerso che non è lo Stato ad essere violento, ma lo studente. Assurdo!
A quel punto i ragazzi, feriti nell'orgoglio borghese e inconsciamente memori degli insegnamenti cattolici, non hanno voluto sentirsi in colpa e hanno deciso di fare i bravi ragazzi, hanno manifestato pacificamente e persino regalato fiori alla polizia. Praticamente hanno fatto le stesse cose che di norma si fanno all'inizio di tutte le proteste: si chiede e si dimostra il dissenso pacificamente (con una grande dose di illusione). Solo che stavolta per loro si è aperto il portone del Quirinale. Perché adesso? E perché non prima quando i precari facevano lo sciopero della fame e invocavano invano un dialogo con Napolitano, con le istituzioni? Qual è stato l'elemento discriminante? La televisione! La visibilità che è stata finalmente concessa grazie ai fatti del 14 dicembre. Siamo onesti! Ripetiamo: dov'era Napolitano due anni fa?
Ma veniamo alla conclusione e guardiamo bene i fatti. Ora che i ragazzi hanno dimostrato di essere ancora bravi sudditi, educati e ben pettinati, ora che Napolitano li ha ascoltati, cosa succederà? La riforma verrà cancellata? Assolutamente no (è stata appena votata ed è legge). Salvo referendum abrogativo. E allora? Cos'hanno ottenuto questi bravi ragazzi? Si dice che quello che hanno ottenuto è stata l'apertura del portone del Quirinale. Benissimo, quindi ci sono voluti due anni di lotte, di cortei, di salite sui tetti, di scioperi della fame, di occupazioni, di feriti anche gravi e tutto il resto... per far aprire quel portone? Ironizzando amaramente, possiamo dire di avere delle istituzioni molto sensibili e presti ai problemi del Paese! In realtà, se non fosse stato per i fatti del 14 dicembre e del conseguente interessamento della tv, col cavolo che Napolitano avrebbe aperto il portone. Non l'aveva aperto prima con i buoni precari! Si dice anche che la suprema bontà dimostrata dai ragazzi ha evitato che lo Stato mettesse in campo quelle misure preventive di repressione annunciate da Gasparri. Ma per instaurare un clima di terrore e di oppressione, lo Stato non ha bisogno solo degli studenti violenti, infatti è di pochi minuti fa il ritrovamento di una bomba anche all'ambasciata del Cile a Roma. Chi credete che l'abbia messa questa bomba se non gli stessi apparati dello Stato per rinforzare le misure repressive contro i cittadini? Ma comunque sia, se l'obiettivo dei ragazzi era quello di evitare ulteriori misure repressive, e non il ddl Gelmini, l'operazione è riuscita, i ragazzi potranno adesso tornare nelle Facoltà riformate dalla Gelmini, ma almeno sapranno di non essere arrestati preventivamente, semmai saltasse loro in mente di lagnarsi di nuovo. E di occasioni per lagnarsi ne avranno in quantità, già a partire da oggi. State bravi che sennò fate la figura dei bambini cattivi.
Attenzione, qui non si vuole fare necessariamente l'apologia della rivolta armata, sarebbe bello poter ottenere i diritti con la sola richiesta scritta, anzi sarebbe bello non vederseli mai rubare, bensì si vuole dimostrare quanta falsità vi sia nella concezione del giusto e dello sbagliato. Bisogna solo mettersi d'accordo chiaramente. Dev'essere soltanto lo Stato a dar di manganello? Soltanto i cittadini devono essere limitati e costretti nelle regole del perbenismo borghese? Del bon-ton? No perché basta dirlo chiaramente, senza mistificare le cose come si è fatto sino ad oggi. Soltanto lo Stato ha il diritto di opprimere e di usare violenza? I cittadini devono subire questa violenza e dimostrare di essere sempre rispettosi, corretti, educati? Va bene, ma chi ci guadagna davvero?
Allora, alla luce degli avvenimenti legati alle proteste contro la legge Tremonti-Gelmini, andiamo a vedere cos'hanno prodotto le proteste perbeniste degli studenti e degli insegnanti precari in questi due anni e mezzo.
130 mila lavoratori della scuola licenziati, un taglio di 8 miliardi alla scuola pubblica, riduzione delle ore d'insegnamento, taglio dei laboratori e di alcune materie, accorpamento delle classi e degli istituti, sovraffollamento di studenti nelle classi in barba alle leggi sulla sicurezza, abolizione del tempo pieno, taglio delle ore di sostegno, debito cronico degli istituti con lo Stato (che non paga)...Dov'era lo Stato quando i precari avevano cominciato a protestare con qualche sciopero perbenista? Dov'era lo Stato quando gli stessi precari, non ascoltati, avevano cominciato ad occupare i Provveditorati? Dov'era lo Stato quando si facevano gli scioperi della fame e si saliva sui tetti? Non c'erano neanche i sindacati. Due anni fa i docenti precari non si erano manco sognati di andare per strada a lanciare i sanpietrini. E a cosa è servito questo loro perbenismo? A niente. Adesso i docenti che rimangono nelle scuole dovranno anche sottostare a norme vessatorie, spacciate per concessioni meritorie, verranno suddivisi tra buoni e cattivi (e per legge i 'cattivi' si devono trovare per forza, anche se in quel dato istituto non ce ne sono. Questa non è forse violenza?). A che cosa è servito dimostrare di essere buoni e corretti? Ma siamo onesti fino in fondo, neanche le tv si erano occupate delle proteste di quei docenti precari e di quegli studenti che non volevano la riforma, due anni fa.
E oggi assistiamo all'apoteosi dell'ipocrisia di Stato. Di fronte all'ultimo passo della riforma, quello che distruggerà anche l'Università, ricercatori e studenti avevano tentato di trovare un dialogo con lo Stato (ammesso che con lo Stato si possa dialogare per ricevere i diritti che lo Stato stesso toglie), ma niente da fare, nessuno li aveva ascoltati. Da molto tempo i ragazzi stavano dimostrando pacificamente, riunendosi, occupando Facoltà, volantinando, facendo cortei. Niente, nessuno li ascoltava. Di fronte ai muri governativi, i ragazzi, alla fine, non ce l'hanno fatta più, l'unico mezzo per farsi ascoltare è stato quello di abbandonare il perbenismo borghese e il 14 dicembre si è deciso di sfidare la zona rossa, simbolo della violenza di Stato e della sua sordità, si voleva tentare un ultimo approccio con le istituzioni. Approccio negato, quindi reazione logica da parte di alcuni studenti e di infiltrati kossighiani. Ma è solo a quel punto che è successo davvero qualcosa. In primo luogo è giunta la tanto desiderata visibilità mediatica, la vera arma contemporanea. Contestualmente, lo Stato, impaurito dalla forza del popolo, ha iniziato a mostrare i muscoli e a fare la solita e antica predica borghese, secondo cui la violenza non è cosa corretta, che non sta bene, che non è civile. La tv ha cominciato a criminalizzare i ragazzi, anziché spiegare i motivi della rivolta e ad illustrarne la storia. Lo Stato ha recitato il suo sermone a senso unico, additando lo stecchino nell'occhio degli studenti, anziché occuparsi del tronco piantato da secoli nel proprio occhio. Ne è emerso che non è lo Stato ad essere violento, ma lo studente. Assurdo!
A quel punto i ragazzi, feriti nell'orgoglio borghese e inconsciamente memori degli insegnamenti cattolici, non hanno voluto sentirsi in colpa e hanno deciso di fare i bravi ragazzi, hanno manifestato pacificamente e persino regalato fiori alla polizia. Praticamente hanno fatto le stesse cose che di norma si fanno all'inizio di tutte le proteste: si chiede e si dimostra il dissenso pacificamente (con una grande dose di illusione). Solo che stavolta per loro si è aperto il portone del Quirinale. Perché adesso? E perché non prima quando i precari facevano lo sciopero della fame e invocavano invano un dialogo con Napolitano, con le istituzioni? Qual è stato l'elemento discriminante? La televisione! La visibilità che è stata finalmente concessa grazie ai fatti del 14 dicembre. Siamo onesti! Ripetiamo: dov'era Napolitano due anni fa?
Ma veniamo alla conclusione e guardiamo bene i fatti. Ora che i ragazzi hanno dimostrato di essere ancora bravi sudditi, educati e ben pettinati, ora che Napolitano li ha ascoltati, cosa succederà? La riforma verrà cancellata? Assolutamente no (è stata appena votata ed è legge). Salvo referendum abrogativo. E allora? Cos'hanno ottenuto questi bravi ragazzi? Si dice che quello che hanno ottenuto è stata l'apertura del portone del Quirinale. Benissimo, quindi ci sono voluti due anni di lotte, di cortei, di salite sui tetti, di scioperi della fame, di occupazioni, di feriti anche gravi e tutto il resto... per far aprire quel portone? Ironizzando amaramente, possiamo dire di avere delle istituzioni molto sensibili e presti ai problemi del Paese! In realtà, se non fosse stato per i fatti del 14 dicembre e del conseguente interessamento della tv, col cavolo che Napolitano avrebbe aperto il portone. Non l'aveva aperto prima con i buoni precari! Si dice anche che la suprema bontà dimostrata dai ragazzi ha evitato che lo Stato mettesse in campo quelle misure preventive di repressione annunciate da Gasparri. Ma per instaurare un clima di terrore e di oppressione, lo Stato non ha bisogno solo degli studenti violenti, infatti è di pochi minuti fa il ritrovamento di una bomba anche all'ambasciata del Cile a Roma. Chi credete che l'abbia messa questa bomba se non gli stessi apparati dello Stato per rinforzare le misure repressive contro i cittadini? Ma comunque sia, se l'obiettivo dei ragazzi era quello di evitare ulteriori misure repressive, e non il ddl Gelmini, l'operazione è riuscita, i ragazzi potranno adesso tornare nelle Facoltà riformate dalla Gelmini, ma almeno sapranno di non essere arrestati preventivamente, semmai saltasse loro in mente di lagnarsi di nuovo. E di occasioni per lagnarsi ne avranno in quantità, già a partire da oggi. State bravi che sennò fate la figura dei bambini cattivi.
3 commenti:
Canzone illuminante "in fila per 3".
Pensa che stavo per proportela in un commento ad un tuo post proprio ieri
.... ah! questa "telepatia" ;-)
Inoltre, molto di quello che leggo qui o altrove, su altri blog, è esattamente quello che anche io "sento" ... è divertente pensare (anzi, meglio ... "sentire") un concetto o un idea apparentemente "irrealizzabile" e poco dopo ritrovarlo espresso da altri sui vari blog....
Questo è un buon segnale!
Significa che E' realizzabile!
E nulla potrà fare quella massa di vecchi despoti ignoranti e trogloditi, che credono di governarci!
Io li Ignoro, non perdo tempo con loro, preferisco dedicarmi all'evoluzione.
E se si metteranno sulla mia strada, continuerò a ignorarli, come fossero dei fantasmi e applicherò altre soluzioni, altre strategie, forte del fatto che non sarò solo.
Ma mai cederò ai loro ricatti!.
Questa ritengo, come già hai scritto in un post, sia l'unica soluzione, e invito tutti quanti a valutarne l'applicabilità.
Grazie a te, per tutto quello che scrivi.
Ciao
Dario.
Bella questa storia della telepatia e anche l'azione dell'ignorare.
Grazie a te per leggerci. :-)
Della serie: "Mazza e panelle fanno i figli belli" qualora il solo "alzare la voce" non bastasse... Sempre stata di quest'idea. Lo stato in questo caso va educato. Dov'è la DEMOKRATìA in tutto ciò se così non fosse? Il potere in teoria dovrebbe averlo il popolo (ma è solo una teoria azzardata oggigiorno).
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