mercoledì 13 aprile 2011

Riformare i libri di scuola? Parliamone seriamente

Il partito nato dalla mafia, il partito neofascista di Berlusconi che pone come programma la rinascita democratica di Licio Gelli, oggi vuole anche riformare i testi scolastici. Quei libri sarebbero troppo comunisti e lo sterile dibattito si è già aperto. Qualche considerazione, en passant, vogliamo farla anche noi. Non riusciamo davvero a comprendere il motivo di tanta preoccupazione per i libri scolastici, in primo luogo perché ormai la scuola è svuotata della sua funzione, gli insegnanti -con tutta la loro buona volontà- somigliano più a dei burocrati alle prese con le formalità amministrative, sempre più vicini alle segreterie e alle presidenze piuttosto che agli studenti, invischiati nelle tante inutili riunioni, nei documenti da produrre, nelle relazioni da scrivere, nei decreti da seguire. Nei Collegi Docenti non si parla di didattica in senso stretto o di metodi pedagogici, ma del decreto Brunetta, di legge sulla sicurezza, di prevenzione infortuni, di modalità sull'adozione dei libri, di distribuzione delle poche risorse. Quanto sono lontani i docenti, oggi, da una scuola intesa come luogo di analisi della società? Di fronte al capitolo sulla Resistenza, ad esempio, fino a che punto gli studenti sono messi in condizione di relazionare ciò che è accaduto con il presente? A giudicare dai risultati, guardandoci intorno, ci sembra che i 'libri rossi' non abbiano poi tutta questa forza rispetto alla tv, vera arma contemporanea di regime. Di converso, non scordiamo neppure come il movimento del '68 -anche lui- avesse preso di mira anche i libri (e gli insegnanti incartapecoriti e borghesi), considerandoli mistificatori della verità. Qualcosa già allora non garbava. Ma allora in che modo bisogna riformare i libri? Servono libri più neri o più rossi? Oppure serve una riforma altra? Se ragioniamo obiettivamente, possiamo serenamente sostenere che se in Italia esiste una deriva pesantemente fascista, certamente i libri scolastici 'comunisti' hanno fatto davvero poco per impedirla! Perché questo governo vuole dunque riformare i libri se tutto procede secondo i piani? Evidentemente questo regime non vuole dare alcuna concessione agli elementi a lui avversi, anche i più minimi e, al contempo, vuol dare un vestito dorato a tutto ciò che è orribilmente fascista. I nuovi studenti impareranno forse che il duce era un benefattore e Togliatti un assassino, e con questo i libri non si discosterebbero dal pensiero unico proferito via tv, fonte di conoscenza per tutti, anche degli studenti. Ma non è questo il punto. Noi siamo favorevoli a una riforma dei libri scolastici. Ma che sia una vera riforma! Sì perché se i 'libri comunisti' non hanno impedito questa nuova ascesa del fascismo, lo si deve anche al fatto che quei testi hanno sempre censurato tutti quegli elementi in grado di offrire agli studenti (ma anche ai docenti) motivi di riflessione-altra, diversa, parallela o complementare. Esistono elementi in grado di mettere tutto in discussione? Elementi nascosti? Certo, tantissimi. Se oggi si parla di revisionismo, noi affermiamo che in verità il revisionismo esiste da sempre. Se i libri di scuola sono avallati dal sistema-Stato, questi non potranno che contenere informazioni distorte o mistificate. I libri sono strumenti di regime (lo Stato è un regime gerarchico, quindi fascista in nuce), sono mass-media in mano all'autorità. La proposta della Carlucci è più un capriccio che un'urgenza. Non ci pare che lo studio della Rivoluzione d'Ottobre abbia portato i giovani ad orientarsi a sinistra. Eppure, la proposta di una revisione dei libri è assai importante, ma in un altro senso. Noi proponiamo semplicemente una lettura completa dei fatti e delle biografie, cosa che né i rossi, né i neri vogliono mai fare. Ad esempio, si cominci ad inserire quell'enorme capitolo censurato relativo alle società gilaniche. Poi si dica chiaramente che la grande maggioranza degli intellettuali (letterati, filosofi, artisti, poeti...) tra Ottocento e Novecento erano anarchici in ragione del fatto che il pensiero occidentale era teso alla feroce critica nei confronti del sistema-Stato. In quale libro scolastico, oggi, trovate scritto che Tolstoj era anarchico? E Pisacane? E Picasso? Breton? Tzara e Ball? Duchamp? Baj? E gli altri mille illustri personaggi completamente spariti dai libri (o di cui non si fa cenno del loro ideale anarchico), ma che hanno dato un notevolissimo contributo al pensiero critico mondiale? Già, ma il popolino crede solo ai nomi più propagandati, quelli stampati sui libri. Chi non è citato non esiste. E sia, nei prossimi libri di scuola possiamo anche non citare Stirner, Godwin, Ward e molti altri, ma come si fa ad evitare Pascoli? Sì, proprio Giovanni, il poeta. Si parla della sua importanza nella Letteratura italiana, tutti lo abbiamo studiato a scuola, vero? Bene, si scriva allora chiaramente che il Pascoli è stato un buon anarchico, solo allora e solo dopo aver capito cosa sia davvero l'anarchia si potrà capire fino in fondo il significato della sua 'poetica del fanciullino'. Ancora: come si fa ad evitare di dire che l'Illuminismo è stato anche la fonte ragionata e rivoluzionaria per la stesura di quella filosofia anarchica (Rousseau, Diderot, De Sade...) che sarebbe diventata progetto politico concreto a metà Ottocento? Quando negli odierni libri si giunge al XIX secolo, ci si imbatte in un vero genocidio di informazioni: censurare la figura di Bakunin quando si parla di Marx è un omicidio storico. Non dire che Lenin ha utilizzato gli slogan anarchici per accaparrarsi il potere è un affronto alla verità. E come mai il cognome Malatesta, nei nostri libri, viene associato soltanto a certi antichi sovrani romagnoli e non invece al padre dell'anarchismo italiano che tanto ha dato alla lotta contro il fascismo e per l'emancipazione dei lavoratori? Nei nuovi libri si apra finalmente un capitolo sulla storia dell'anarchia. Si inseriscano gli esempi di un anarchismo applicato, a partire dalla Comune di Parigi, si dica che il più grande intellettuale inglese del XIX secolo, John Ruskin, era anarchico, come anche William Morris, l'inventore dello stile Liberty (vedi). Si dica che gran parte degli artisti delle Avanguardie avevano abbracciato l'anarchia per ovvii motivi di libertà e giustizia, e si cominci a seguire il filo che lega intimamente i movimenti culturali: si vedrà come ogni cosa collimi e venga schiarito da una luce nuova e vera, si capirà anche che le Avanguardie non sono capitoli così staccati come i libri vogliono farci percepire e che lo storico dell'arte Mario De Micheli ha ragione nel sostenere che le Avanguadie cominciano già dal Realismo francese, di cui l'anarchico Courbet fu il padre. Ma in quale libro, oggi, c'è scritto che Courbet era anarhico? 
Potremmo continuare per ore a stupirvi sull'anarchia e sul suo vero ruolo nella cultura mondiale. Ogni vostro stupore conferma la necessità e l'urgenza di una vera riforma della scuola e di tutti quei libri vagliati dallo Stato. La questione, vedete, non si pone sul piano 'destra-sinistra' (giochino stupido, ma sempre efficace), ma su quel che c'è al di là del piccolo recinto mentale bollato SIAE e TV. Un recinto che costringe a non vedere, che obbliga alla stasi culturale, un recinto costruito proprio dalla destra e dalla sinistra, al solo scopo di perpetuare il sistema-Stato, con tutte le sue menzogne e i suoi crimini spacciati per libertà.



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