Nel suo libro 'Anarchismo: contro i modelli culturali imposti', il più grande intellettuale vivente Noam Chomsky scrive:
'La gente comune confonde spesso l'anarchia con il caos e la violenza; non sa che il termine, che letteralmente significa 'senza governo', non indica la vita senza regole, ma uno stato di cose, un ordine sociale assai organizzato, senza dominatori, senza 'principe'. L'uso peggiorativo non è forse una conseguenza diretta dell'idea per cui la libertà del popolo era ed è terrorizzante per chi detiene il potere'?
Anche alla luce delle verità storiche, verità celate da chi detiene il controllo del sistema culturale, educativo e informativo, l'affermazione di Chomsky non soltanto è vera, ma si mostra in tutta la sua concretezza nelle moltissime realtà anarchiche sparse su tutto il pianeta, in ogni tempo.
Se il sistema statale e gerarchico intende far credere che l'anarchia sia disordine e caos, allora le continue manifestazioni di attrito, di crimine, di ingiustizia che registriamo ogni giorno con l'attuale gestione statale dovrebbero invece essere ritenute ordine, giustizia, pace, libertà. In verità, usando un minimo di logica consequenziale, è esattamente il contrario. E' proprio in questo status che vive, pasce e si perpetua il crimine, il disordine, la tensione continua, l'oppressione. Lo constatiamo tutti i giorni, e la Storia è una finestra aperta sul fallimento dello Stato e sulla sua ipocrisia.
E se da un lato lo Stato produce crimini (e le condizioni perché questi si manifestino), dall'altro lato illude il popolo con la sua esclusiva proposta di salvezza cui siamo tutti obbligatoriamente sottoposti (per legge), circonvenzionando i cittadini con la sua finta 'sicurezza': parolina magica che funge da specchietto per le allodole (o allocchi). Perciò siamo di fronte a un circolo vizioso che tutti gli analisti sociali ben conoscono: tanto maggiore è la coercizione della legge, quanto maggiori saranno i crimini. Tanto maggiore è la presenza dello Stato, quanto maggiore saranno la violenza e il caos.
In questa messinscena, in cui i valori opposti vengono ribaltati di 180°, la propaganda statale fa la parte del leone. E infatti non sono pochi quelli che cadono nel tranello e dicono: 'ma nelle zone dove c'è un alto tasso di criminalità è evidente che manchi lo Stato'. Queste persone non sanno che è proprio lo Stato che ha creato quelle zone ad alto tasso di criminalità, non con la sua assenza, ma con l'assillante presenza delle sue leggi. Può sembrare un paradosso, ma vediamo di far luce.
Le persone che pensano nel modo tratteggiato sopra confondono per prima cosa lo Stato (inteso come organismo burocratico di controllo), con le persone che eseguono gli ordini di quell'organismo: le cosiddette 'forze dell'ordine' (per 'ordine' s'intende ordine gerarchico dello Stato, non certo la pace come molti pensano). Allora quelle persone che non vedono in giro sbirri proprio in quei quartieri definiti 'a rischio' dicono: 'non c'è lo Stato, perciò il crimine prospera'. Ma lo Stato c'è, c'è sempre, perché è un sistema, è la legge. La legge statale esiste a prescindere dalla presenza o meno di sbirri sul territorio. E allora, se manca l'opera violenta e coercitiva dello sbirro, è evidente che qualsiasi azione liberatoria dell'individuo diventa fuorilegge, quindi crimine. Anche rubare una mela per liberarsi dalla fame diventa crimine, prima per la legge, poi per gli sbirri. Ma può mai l'azione oppressiva dello sbirro portare pace e giustizia? No! Lo Stato, la giustizia, gli sbirri, la galera, la pena di morte, non hanno mai reso l'essere umano un tantino più giusto (cit.). E' un dato di fatto che non si può ignorare. E allora cosa dobbiamo concludere? Perché Chomsky, in merito all'anarchia, parla di 'ordine sociale' per giunta 'assai organizzato'?
Oggi, per opera della cosiddetta crisi, in molti hanno già capito che 'è un delitto il non rubare quando si ha fame' (cit.), ma di fronte ai crimini più violenti è difficile far capire alle persone che è proprio lo Stato la causa degli stessi. Essendo lo Stato un sistema che impone una precisa piega alla vita di tutti, bisogna chiedersi quale sia questa piega. Si tratta di una piega eminentemente autoritaria, gerarchica, fascista. Lo Stato forgia gli individui a propria immagine e somiglianza: autoritari, gerarchi, fascisti. Esistono piccoli stati in ogni settore della società, là dove ci sono padroni e sudditi, presidenti e sottoposti, gerarchie d'ogni tipo. Ovunque. Naturalmente anche nella famiglia e, molto subdolamente, nella scuola tradizionale. Essendo questo, dicevamo, un sistema, sembra perciò a tutti di vivere in una condizione di normalità. E' normalità, quindi, la condizione di sopraffazione, di dominio, di aggressività, ma, a questo punto, è normalità anche l'azione opposta del riscatto, della voglia di liberazione. Ma non abbiamo forse detto che qualsiasi atto di riscossa e di liberazione vengono dalla legge considerati dei crimini? Ecco allora che, più l'atto di liberazione e di riscossa (anche verso altre persone) è forte, più diventa grave il crimine. E' evidente che più l'anello al naso è grosso e stretto, più occorre forza per liberarsene. Ripetiamo: la liberazione è considerata un crimine da questo sistema (salvo quando deve mandare la gente a morire in guerra, in quei casi il sistema si fa chiamare 'patria', e parla di libertà ed eroismo).
Senza poi contare l'apporto di Erich Fromm. Che c'entra il famoso psicanalista-sociologo? C'entra eccome, dal momento che è stato lui a individuare scientificamente le cause dell'aggressività umana, che non sono naturali, ma caratteriali. C'è una grossa differenza. L'Uomo non nasce aggressivo per natura, lo diventa caratterialmente solo per colpa del sistema in cui vive (vedi). Ed è per colpa di questo sistema che l'Uomo, anche sano di mente, è arrivato persino a commettere gravi omicidi, perché il senso dell'odio e della vendetta lo ha acquisito per imprinting dall'ambiente culturale che genera odio, violenza, caos, disordine. L'unico modo per riottenere la nostra natura solidale e cooperativa è l'anarchia. L'anarchia è il sistema di organizzazione sociale entro cui gli esseri umani hanno vissuto per centinaia di migliaia di anni, senza conoscere conflitti. Il sistema statale ha solo 3000 anni, e da quando è stato imposto (con la forza e con l'inganno) gli esseri umani e il loro ambiente non hanno mai conosciuto pace, ordine, giustizia, libertà.
'La gente comune confonde spesso l'anarchia con il caos e la violenza; non sa che il termine, che letteralmente significa 'senza governo', non indica la vita senza regole, ma uno stato di cose, un ordine sociale assai organizzato, senza dominatori, senza 'principe'. L'uso peggiorativo non è forse una conseguenza diretta dell'idea per cui la libertà del popolo era ed è terrorizzante per chi detiene il potere'?
Anche alla luce delle verità storiche, verità celate da chi detiene il controllo del sistema culturale, educativo e informativo, l'affermazione di Chomsky non soltanto è vera, ma si mostra in tutta la sua concretezza nelle moltissime realtà anarchiche sparse su tutto il pianeta, in ogni tempo.
Se il sistema statale e gerarchico intende far credere che l'anarchia sia disordine e caos, allora le continue manifestazioni di attrito, di crimine, di ingiustizia che registriamo ogni giorno con l'attuale gestione statale dovrebbero invece essere ritenute ordine, giustizia, pace, libertà. In verità, usando un minimo di logica consequenziale, è esattamente il contrario. E' proprio in questo status che vive, pasce e si perpetua il crimine, il disordine, la tensione continua, l'oppressione. Lo constatiamo tutti i giorni, e la Storia è una finestra aperta sul fallimento dello Stato e sulla sua ipocrisia.
E se da un lato lo Stato produce crimini (e le condizioni perché questi si manifestino), dall'altro lato illude il popolo con la sua esclusiva proposta di salvezza cui siamo tutti obbligatoriamente sottoposti (per legge), circonvenzionando i cittadini con la sua finta 'sicurezza': parolina magica che funge da specchietto per le allodole (o allocchi). Perciò siamo di fronte a un circolo vizioso che tutti gli analisti sociali ben conoscono: tanto maggiore è la coercizione della legge, quanto maggiori saranno i crimini. Tanto maggiore è la presenza dello Stato, quanto maggiore saranno la violenza e il caos.
In questa messinscena, in cui i valori opposti vengono ribaltati di 180°, la propaganda statale fa la parte del leone. E infatti non sono pochi quelli che cadono nel tranello e dicono: 'ma nelle zone dove c'è un alto tasso di criminalità è evidente che manchi lo Stato'. Queste persone non sanno che è proprio lo Stato che ha creato quelle zone ad alto tasso di criminalità, non con la sua assenza, ma con l'assillante presenza delle sue leggi. Può sembrare un paradosso, ma vediamo di far luce.
Le persone che pensano nel modo tratteggiato sopra confondono per prima cosa lo Stato (inteso come organismo burocratico di controllo), con le persone che eseguono gli ordini di quell'organismo: le cosiddette 'forze dell'ordine' (per 'ordine' s'intende ordine gerarchico dello Stato, non certo la pace come molti pensano). Allora quelle persone che non vedono in giro sbirri proprio in quei quartieri definiti 'a rischio' dicono: 'non c'è lo Stato, perciò il crimine prospera'. Ma lo Stato c'è, c'è sempre, perché è un sistema, è la legge. La legge statale esiste a prescindere dalla presenza o meno di sbirri sul territorio. E allora, se manca l'opera violenta e coercitiva dello sbirro, è evidente che qualsiasi azione liberatoria dell'individuo diventa fuorilegge, quindi crimine. Anche rubare una mela per liberarsi dalla fame diventa crimine, prima per la legge, poi per gli sbirri. Ma può mai l'azione oppressiva dello sbirro portare pace e giustizia? No! Lo Stato, la giustizia, gli sbirri, la galera, la pena di morte, non hanno mai reso l'essere umano un tantino più giusto (cit.). E' un dato di fatto che non si può ignorare. E allora cosa dobbiamo concludere? Perché Chomsky, in merito all'anarchia, parla di 'ordine sociale' per giunta 'assai organizzato'?
Oggi, per opera della cosiddetta crisi, in molti hanno già capito che 'è un delitto il non rubare quando si ha fame' (cit.), ma di fronte ai crimini più violenti è difficile far capire alle persone che è proprio lo Stato la causa degli stessi. Essendo lo Stato un sistema che impone una precisa piega alla vita di tutti, bisogna chiedersi quale sia questa piega. Si tratta di una piega eminentemente autoritaria, gerarchica, fascista. Lo Stato forgia gli individui a propria immagine e somiglianza: autoritari, gerarchi, fascisti. Esistono piccoli stati in ogni settore della società, là dove ci sono padroni e sudditi, presidenti e sottoposti, gerarchie d'ogni tipo. Ovunque. Naturalmente anche nella famiglia e, molto subdolamente, nella scuola tradizionale. Essendo questo, dicevamo, un sistema, sembra perciò a tutti di vivere in una condizione di normalità. E' normalità, quindi, la condizione di sopraffazione, di dominio, di aggressività, ma, a questo punto, è normalità anche l'azione opposta del riscatto, della voglia di liberazione. Ma non abbiamo forse detto che qualsiasi atto di riscossa e di liberazione vengono dalla legge considerati dei crimini? Ecco allora che, più l'atto di liberazione e di riscossa (anche verso altre persone) è forte, più diventa grave il crimine. E' evidente che più l'anello al naso è grosso e stretto, più occorre forza per liberarsene. Ripetiamo: la liberazione è considerata un crimine da questo sistema (salvo quando deve mandare la gente a morire in guerra, in quei casi il sistema si fa chiamare 'patria', e parla di libertà ed eroismo).
Senza poi contare l'apporto di Erich Fromm. Che c'entra il famoso psicanalista-sociologo? C'entra eccome, dal momento che è stato lui a individuare scientificamente le cause dell'aggressività umana, che non sono naturali, ma caratteriali. C'è una grossa differenza. L'Uomo non nasce aggressivo per natura, lo diventa caratterialmente solo per colpa del sistema in cui vive (vedi). Ed è per colpa di questo sistema che l'Uomo, anche sano di mente, è arrivato persino a commettere gravi omicidi, perché il senso dell'odio e della vendetta lo ha acquisito per imprinting dall'ambiente culturale che genera odio, violenza, caos, disordine. L'unico modo per riottenere la nostra natura solidale e cooperativa è l'anarchia. L'anarchia è il sistema di organizzazione sociale entro cui gli esseri umani hanno vissuto per centinaia di migliaia di anni, senza conoscere conflitti. Il sistema statale ha solo 3000 anni, e da quando è stato imposto (con la forza e con l'inganno) gli esseri umani e il loro ambiente non hanno mai conosciuto pace, ordine, giustizia, libertà.
1 commento:
Un cantante che canta sempre la stessa canzone; nel testo spesso cambiano situazioni e personaggi ma l’arrangiamento e’ sempre lo stesso, eppure tanti sembrano non accorgersene e continuano a foraggiare quel cantante comprando i suoi costosi (non solo economicamente) dischi. Loro stessi spesso si lamentano, a tratti capiscono di essere presi in giro, derubati ma poi quelle canzoni ripetute all’infinito li rapiscono, gli annebbiano il raziocinio e allora si ritrovano a comprare l’ennesimo disco-farsa chemancomepiace.
Lo stato canta sempre la stessa canzone inventando mostri sociali (pericolosi solo per se stesso) con i quali terrorizza il popolo e dai quali finge di proteggerlo, ma nascondendo dietro quel meccanismo di paura indotta e finto spirito protettivo la necessità di autolegittimarsi agli occhi della massa elettrice per poter continuare a fare i propri interessi.
A volte il popolo ha un istante di lucidità, si accorge di venire raggirato e intuisce da dove proviene veramente il pericolo, chi è il vero nemico, ma poi il nauseabondo e continuo cantilenare istituzionale torna prontamente ad ottenebrare le menti ed allora si torna a votare il partito di turno ( comprare il disco) chemancomepiace e che continuerà a intortare le coscienze, ad anestetizzare la rabbia e la voglia di cambiamento in un meccanismo di autoreferenzialità perenne.
Per fortuna in tanti si rifiutano di comprare quei dischi, convinti che suonando per le strade altre canzoni al più presto tutti capiranno e li bruceranno in piazza in un grande falò, senza risparmiare dal fuoco l’abominevole cantastorie.
luca
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